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DERSU UZALA di Akira Kurosawa (1976)

29 Nov

Film TV:  1902: in zona selvaggia lungo il fiume Ussuri, ai confini con la Manciuria, Dersu Uzala, solitario cacciatore mongolo e di età indefinita, incontra la piccola spedizione cartografica del capitano russo Arseniev. Ispirato ai due libri di viaggio che costituiscono le memorie di Vladimir Arseniev e girato nel corso di due anni in condizioni difficili, segna il ritorno al cinema di Kurosawa dopo un lustro di depressione. Magnifica messa in scena del rapporto d’amicizia e di quello tra l’uomo e la natura.

MIT MIR WILL KEINER SPIELEN di Werner Herzog (1976)

13 Nov

Un bambino dell’asilo è isolato dai compagni. Una sua compagna fa amicizia con lui e lui le regala il suo corvo parlante, ciò che più ha di prezioso. La bambina ricambia…

FilmTV

LE LOCATAIRE di Roman Polanski (1976)

30 Mar

Film TV: Un modesto impiegato di origini polacche, Trelkovski, è in cerca di un appartamento a Parigi. Ne trova uno di una ragazza, Simone Choule, che ha tentato il suicidio gettandosi dalla finestra. Tratto da un romanzo di Roland Topor, è uno dei più alti risultati della poetica polanskiana della quotidianità che si fa incubo. Nelle versioni italiana, francese e inglese, il regista ha doppiato se stesso.

Morandini: Dal romanzo Le locataire chimérique di Roland Topor: preso in affitto, in una vecchia casa di Parigi, un appartamento la cui inquilina precedente s’è uccisa buttandosi dalla finestra, un giovane archivista… Ammirevole, soprattutto nella prima parte, per la sagacia con cui è suggerita l’atmosfera dell’appartamento, per il modo in cui Polanski interpreta la figura un po’ dostoevskiana del protagonista, per la perizia dell’operatore Sven Nykvist. Inventa la paura dove non c’è. Nella seconda parte, invece, il fantastico si fa un po’ meccanico e ripetitivo. Polanskiano al 100 per cento, comunque.

LA MARQUISE d’O… di Eric Rohmer (1976)

8 Feb

Morandini: Da una novella (1808) di Heinrich von Kleist: nel 1799 in Lombardia una giovane vedova rischia in un assedio di essere violentata dalla soldataglia russa, ma viene soccorsa da un giovane conte. Il modo con cui, sul filo di un’ironia ora comica ora tragica, Rohmer ha messo in immagini Kleist ha del miracoloso per la ricostruzione dell’epoca neoclassica, l’impassibilità con cui registra il comportamento dei personaggi, la direzione degli attori. Una commedia “lacrimosa” che non ha nulla di “sentimentale”. Fotografia di Nestor Almendros. Premio speciale della giuria a Cannes.

Film TV: Seconda metà del Settecento, Italia del Nord. Truppe nemiche assediano le città. La figlia del governatore viene salvata da un conte che la sottrae a un gruppo di soldati. Tratto da un racconto di Heinrich von Kleist, è una delle più accurate opere di Rohmer: raffinata ricostruzione di interni, sottile analisi di costume, precise citazioni iconografiche, testo recitato in tedesco antico con attori di provenienza teatrale, in un clima di erotismo casto e compresso.

NOVECENTO (atto I e atto II) di Bernardo Bertolucci

16 Gen

Morandini: Atto I: in una fattoria dell’Emilia crescono insieme Olmo, figlio di contadini, e Alfredo, erede del padrone, nati nello stesso giorno del 1900. Atto II: negli anni ’30 le strade di Olmo e Alfredo si separano. Fondato sulla dialettica dei contrari: è un film sulla lotta di classe in chiave antipadronale finanziato con dollari americani; cerca di fondere il cinema classico americano con il realismo socialista sovietico (più un risvolto finale da film-balletto cinese); è un melodramma politico in bilico tra Marx e Freud che attinge a Verdi, al romanzo dell’Ottocento, al mélo hollywoodiano degli anni ’50. Senza evitare i rischi della ridondanza, Bertolucci gioca le sue carte sui due versanti del racconto.

Farinotti (mymovies): Questo film di Bertolucci, una maratona complessiva di cinque ore, racconta la storia di tre generazioni, impegnata nella lotta di classe in Emilia, terra di forti contrasti e di robuste tradizioni, sullo sfondo di un secolo di politica italiana. Un grande affresco con una cura persino eccessiva per i particolari (per esempio uno studio molto approfondito su una certa “pittura contadina” da Miller a Van Gogh, a Pellizza da Volpedo). Il discorso sociale finisce comunque per essere un po’ di parte; non è certo questo l’aspetto migliore del film.

Mereghetti: (…) in bilico tra Verdi e Freud, di cui mescola suggestioni musicali parmensi e nodi edipici, il film insegue un suo progetto didattico ambizioso e ciclopico, ma non riesce a fondere compiutamente esigenze spettacolari e impegno politico. Nella seconda parte Bertolucci cerca di fondere le due anime del suo film, cioè il fascino narrativo di tipo hollywoodiano e la scelta realistica di memoria socialista.

CARRIE di Brian de Palma (1976)

8 Ott

Film TV: Sapiente horror con un finale shock che per anni è stato il modello per gli autori che praticano questo genere.

Morandini: Il merito principale di questo thriller gotico sul paranormale consiste nel fatto che, prima di arrivare alla sua conclusione luttuosamente mirabolante, fa vivere sullo schermo personaggi attendibili e interessanti. Sissi Spacek bravissima. Primo film per Amy Irving.


Mereghetti: Dal romanzo omonimo di Stephen King, primo grande successo di Brian de Palma e trampolino di lancio per Sissi Spacek. L’innesto dell’horror nella commedia di ambiente studentesco farà scuola, ma ciò che interessa al regista è la poesia del sangue e del voyeurismo. Un cinema cinico e sensuale, che sacrifica i personaggi all’occhio che li riprende, riducendoli a corpi da far morire allegramente. Grandi sfoggi di tecnica (carrellate circolari, piani sequenza acrobatici) anche se lo split screen nelle scene finali appare oggi goffo e datato.