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ALICE di Woody Allen (1990)

24 Mar

Morandini: Moglie e madre di due bambini scopre il vuoto della propria esistenza, sbanda per un sassofonista e, grazie all’incontro con un saggio agopunturista cinese, è introdotta nel paese delle meraviglie. Pur nella gravità dei temi, è una commedia a corrente alternata con incursioni nel magico (un volo alla Superman, l’apparizione di una Musa, una pozione che rende invisibili e un’altra che innesca l’amore) e un’insolita vena di misticismo che passa per Madre Teresa di Calcutta e approda a un finale quasi costernante nel suo moralismo. Undicesimo film alleniano di Mia Farrow che ha troppo spazio al fianco di personaggi sbiaditi. Luci e colori del mago Carlo Di Palma.

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Film TV: Alice ha quarant’anni, due figli, un marito gentile e una bella casa a New York. Ciononostante è insoddisfatta della vita che conduce: al punto di cercare amore in un rapporto extraconiugale. Un medico cinese presso cui è in cura le fornisce un’erba che rende invisibili… Allen, sempre più occhieggiante al cinema europeo, si dedica questa volta al racconto morale; è sempre un narratore di classe ma qui un pizzico troppo pretenzioso.

IL MALE OSCURO di Mario Monicelli (1990)

22 Nov

Morandini: Tratta da un romanzo (1964) – premio Viareggio e Campiello – di Giuseppe Berto, e spostata in avanti di vent’anni, è la storia di Giuseppe Marchi, sceneggiatore con ambizioni frustrate di romanziere, sposato e padre di una figlia, che a 45 anni è in preda a una nevrosi. Con l’aiuto di uno psicanalista (V. Caprioli), si rende conto che i suoi infortuni fisici hanno un’origine psichica. Sceneggiato da Suso Cecchi D’Amico e Tonino Guerra, non è un film riuscito: molti difetti, poche virtù, ma quel tramonto su una collina della costa calabra dalla quale si scorge la Sicilia è il finale felice di un film sulla morte come regressione all’infanzia. Sono 10 minuti che hanno la firma di Monicelli. Il regista lo definì poi: “Un documentario su Giannini” che prende parte a 102 scene e per ognuna di esse si è ispirato a un animale diverso.

Film TV: Monicelli affronta il romanzo omonimo di Giuseppe Berto (adattato da Suso Cecchi d’Amico e Tonino Guerra) ma non riesce a coglierne appieno la complessità, ripiegando su inappropriati toni da commedia all’italiana.

WILD AT HEART di David Lynch (1990)

12 Nov

Film TV: Di motel in motel, Sailor e Lula iniziano a rimanere a corto di denaro… Palma d’oro al festival di Cannes del 1990. Questa pellicola di Lynch è una satira atroce e visionaria sull’America, ma anche una favola (evidenti i rimandi al “Mago di Oz”), una constatazione dello stato infantile dell’immaginario americano. Da un romanzo di Barry Gifford.

Morandini: Da un romanzo di Barry Gifford. Sailor, in libertà vigilata, e Lula, scappata di casa, si amano follemente e tentano di raggiungere il Texas. Thriller d’inseguimento che ha cadenze di film nero, modi di un film di strada ed eccessi di violenza da melodramma gotico. Lynch connota la sua storia maledetta del profondo Sud con una dimensione ironica e parodistica che ne rovescia il senso e ne rivela la vera natura di favola comica, nel significato “basso” della parola, ma anche vicino al fumetto, quella di due innamorati che attraversano un mondo atroce dal cuore selvaggio. Anche quando apparentemente s’accomoda alle leggi di un genere, Lynch rimane un visionario impressionista e grottesco che guarda all’America di oggi con occhio impietoso. Palma d’oro a Cannes.

MILLER’S CROSSING di Joel Coen (1990)

6 Nov

Morandini: Film violento ma raffreddato, con risvolti di grottesco umorismo, dove l’intreccio tra politica, affari e criminalità organizzata è un dato di fatto quasi scontato, organico e non patologico. Non c’è un solo personaggio positivo, e ciascuno ha il suo lato debole. Il crocevia di Miller nel titolo rimanda al bosco che è il luogo della messa a morte, ma anche al fascino tortuoso di una messa in scena dove tutto, dalla fotografia di Barry Sonnenfeld, futuro regista, alle musiche irlandesi di Carter Burwell, concorre a un esito di alta coerenza stilistica. Se non il migliore, è il più armonioso e compatto dei fratelli Joel e Ethan Coen. Apparizione di Sam Raimi (abbattuto a colpi di mitra) e comparsa non accreditata di Frances McDormand.

Film TV: Il gangster movie secondo i Coen: un saggio della loro filosofia del cinema, fatta di citazioni e di spericolate divagazioni teoriche. Il postmoderno come moda è messo continuamente in discussione, il tono narrativo cambia bruscamente spiazzando lo spettatore.

Mereghetti: I Coen prendono un tradizionale film di gangster, con tutti i luoghi comuni canonici, tradimenti e sparatorie comprese, per mettere in discussione le sicurezze dello spettatore: comincia come una tragedia e passa ai toni della commedia, trasformando così il film in una riflessione sull’apparenza e la menzogna, sull’inconsistenza dei sentimenti umani (tutti tradiscono tutti) ma anche sulla intercambiabilità dei generi cinematografici. La ricchezza di citazioni, però, non è mai fine a se stessa, ma funzionale a un ripensamento sulle possibilità espressive dello stile postmoderno. Molto merito della perfetta riuscita spettacolare del film va alla fotografia del futuro regista Barry Sonnenfeld.