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DEAD MAN di Jim Jarmusch (1985)

15 Set

Morandini: Alla fine dell’Ottocento William Blake, giovane contabile, viaggia in treno da Cleveland (Ohio) a Machine (Arizona) alla ricerca di un impiego. Scritto da Jarmush che inizialmente si era scelto come cosceneggiatore Rudy Wurlitzer, importante figura della controcultura USA negli anni ’60 e ’70. È il migliore tra i visionari acid-western di quel periodo. Più che anomalo, è un film innovatore nel genere, specialmente nel rapporto con i nativi e la loro cultura. È un western lento, qua e là onirico con un BN più nero che bianco, paesaggi insoliti senza cielo, forti striature ironiche e grottesche, momenti di violenza risolti in modi sdrammatizzati, un eroe antieroico, un buffo tormentone sul tabacco che manca, dolente colonna musicale alla chitarra di Neil Young. Cerca la poesia e talvolta approda al poeticismo. Primo film di Jarmush ambientato nel passato, non urbano, attraversato dalla violenza. E il più costoso (9 milioni di dollari). Primo western in BN dopo L’uomo che uccise Liberty Valance (1962). Premio Felix come miglior film non europeo del 1996.

Film TV: Nella seconda metà del XIX secolo il giovane William Blake intraprende un viaggio verso l’estrema frontiera occidentale americana. Smarrita la strada e con una brutta ferita, William Blake incontra uno stranissimo indio. Questi crede che Blake sia il defunto poeta inglese che porta il suo stesso nome. Il western è una cosa seria e Jim Jarmusch, presuntuosamente, se ne dimentica. Il risultato è un film diseguale, non certo all’altezza delle precedenti buone prove del regista.

LAND AND FREEDOM di Ken Loach (1995)

15 Apr

Morandini: Nel 1936 David, giovane comunista disoccupato di Liverpool, parte per la Spagna e si arruola nella milizia internazionale del Poum (Partido obrero de unidad marxista) che combatte i falangisti sul fronte d’Aragona. Sceneggiato dallo scrittore Jim Allen (1926-99), opera undicesima per il cinema di Ken Loach, è il primo film che accusa il Partito comunista spagnolo e l’Unione Sovietica di aver distrutto la sinistra anarchica, favorendo la vittoria dei falangisti. Può coinvolgere, commuovere, turbare lo spettatore di sinistra e far pensare tutti gli altri. Ma la natura programmatica del racconto lo frena, lo impaccia, gli fa sacrificare la forma ai contenuti.

Film TV: Un giovane inglese raggiunge le Brigate Internazionali per combattere contro le truppe franchiste. Si mescola con spagnoli, italiani, americani, francesi. È soprattutto la storia di una rivoluzione tradita, annientata dalla politica del partito comunista russo dell’epoca.

EXOTICA di Atom Egoyan (1995)

4 Gen

Morandini: Gli itinerari di cinque personaggi s’intrecciano in uno strip-club (dove vige la regola “guardare ma non toccare”), filmato come un acquario esotico dove nuotano i fantasmi dei più perversi desideri maschili. Le carte sono scoperte, una alla volta, con malizia e soltanto alla fine il puzzle è completo. È una spiegazione che spiega troppo, come in molti gialli a enigma. Il tema centrale è la scopofilia, segno di solitudine ma, per vie traverse, anche di commiserazione affettiva. Arsinée Khanjian, che interpreta Zoe, proprietaria di “Exotica”, era veramente incinta durante le riprese.

Film TV: Exotica è diretto da Zoe, incinta di Eric, che fa il dj. Vi si esibisce Christina, che si spoglia a beneficio di Francis. Poi c’è Thomas… Personaggi stravaganti, atmosfere morbose, narrazione antilineare. Uno dei film più affascinanti di Egoyan.

Mereghetti: (…) costruito come un puzzle sui temi della solitudine, del sesso come simulazione e della memoria. In questo caso il coinvolgimento dello spettatore è più immediato: i diversi filoni narrativi si intrecciano con abilità e il gioco delle apparenze è condotto con malizia… Come specchio dei tempi il film di Egoyan (che scivola nel cattivo gusto solo quando mostra sua moglie, l’attrice Arsinée Khanjian, incinta) è comunque esemplare.

LA HAINE di Mathieu Kassovitz (1995)

12 Dic

Morandini: Venti ore nella vita di tre giovani proletari, un bianco ebreo, un maghrebino e un africano, alla deriva tra il quartiere di Muguets, a 30 km dalla torre Eiffel, e il centro di Parigi. Nel loro vagabondare c’è disperazione, rabbia, odio. Capofila dei film di banlieu i suoi meriti sono soprattutto stilistici: attori, dialoghi incalzanti a ritmo di rap (che traduzione e doppiaggio italiano faticano a seguire), musica reggae, sapiente costruzione drammatica, abilità nelle digressioni, bianconero sporco e allucinato. Premio della regia a Cannes, 2 milioni di spettatori in Francia.

Film TV: In un quartiere periferico di una città francese come tante, fatto di miseria, etnie più o meno assortite e criminalità di vario genere, soffia il vento della rivolta. L’occasione che la fa esplodere è il brutale interrogatorio a cui la polizia sottopone un ragazzo di sedici anni. A sorreggere il messaggio c’è una storia avvincente, di forte impatto, in cui i rapporti tra i personaggi sono resi efficacemente, gli sviluppi non risultano mai banali e il ritmo non conosce cadute.

Mereghetti: Dalle 10,38 alle 6,01 del giorno dopo: quasi ventiquattr’ore nella vita di tre ventenni, scandita dall’asetticità dell’ indicazione temporale, in un ritratto senza fronzoli di una gioventù urbana che si trascina giorno dopo giorno tra voglia di integrazione e profonda insicurezza (belle le scene davanti agli specchi alla ricerca di un’identità che solo altri, i miti del cinema o un’eleganza sognata sembrano di poter dare). Il film evita il populismo e non cavalca mai la rabbia, ma ne prende quasi le distanze, con una saggia dose di ironia e un controllo delle immagini al limite del formalismo (la fotografia è di Pierre Aïm) alla ricerca di un’essenzialità metafisica, con la macchina da presa attaccata ai volti dei tre attori straordinariamente espressivi.

LA CEREMONIE di Claude Chabrol (1995)

23 Set

Morandini: La descrizione dell’ambiente e l’analisi dei personaggi è quasi infallibile. Definito a torto un dramma sulla lotta di classe, il motore dell’azione è l’invidia di classe. Da un romanzo (La morte non sa leggere) del 1935, già portato sullo schermo con Judgement in Stone (1986, Canada) di Ousama Rawi.


Mereghetti: Ispirandosi al romanzo di Ruth Rendell, Chabrol aggiorna le sue caustiche radiografie della provincia francese con un pessimismo sorprendente anche da lui. Ricchi contro poveri, Don Giovanni di Mozart contro televisione spazzatura: non si salva nessuno e non c’è alcuna liberazione nella prevedibile violenza. La prima parte è la migliore e le due protagoniste costruiscono a tutto tondo personaggi difficilmente dimenticabili.