Morandini: Alla fine dell’Ottocento William Blake, giovane contabile, viaggia in treno da Cleveland (Ohio) a Machine (Arizona) alla ricerca di un impiego. Scritto da Jarmush che inizialmente si era scelto come cosceneggiatore Rudy Wurlitzer, importante figura della controcultura USA negli anni ’60 e ’70. È il migliore tra i visionari acid-western di quel periodo. Più che anomalo, è un film innovatore nel genere, specialmente nel rapporto con i nativi e la loro cultura. È un western lento, qua e là onirico con un BN più nero che bianco, paesaggi insoliti senza cielo, forti striature ironiche e grottesche, momenti di violenza risolti in modi sdrammatizzati, un eroe antieroico, un buffo tormentone sul tabacco che manca, dolente colonna musicale alla chitarra di Neil Young. Cerca la poesia e talvolta approda al poeticismo. Primo film di Jarmush ambientato nel passato, non urbano, attraversato dalla violenza. E il più costoso (9 milioni di dollari). Primo western in BN dopo L’uomo che uccise Liberty Valance (1962). Premio Felix come miglior film non europeo del 1996.
Film TV: Nella seconda metà del XIX secolo il giovane William Blake intraprende un viaggio verso l’estrema frontiera occidentale americana. Smarrita la strada e con una brutta ferita, William Blake incontra uno stranissimo indio. Questi crede che Blake sia il defunto poeta inglese che porta il suo stesso nome. Il western è una cosa seria e Jim Jarmusch, presuntuosamente, se ne dimentica. Il risultato è un film diseguale, non certo all’altezza delle precedenti buone prove del regista.