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M.A.S.H. di Robert Altman (1970)

8 Set

Film TV: Anche in Corea la guerra ha la sua retrovia e i suoi ospedali da campo. In questo, fra un’operazione e l’altra, in mezzo alle carenze strutturali e alle croniche mancanze di medicinali, tre chirurghi organizzano una esistenza burlona e alternativa. Preparano scherzi anche atroci a ufficiali e sottufficiali; addirittura arrivano a iniettare tranquillanti agli avversari nella sfida di rugby. Con questo film Altman vince la Palma d’oro al festival di Cannes. Strutturato con grande libertà, M.A.S.H. demistifica l’eroismo militare, anticipa la moltiplicazione dei personaggi e la sovrapposizione delle voci e dei punti di vista che Altman il contestatore perfezionerà cinque anni dopo con “Nashville“.

SHORT CUTS di Robert Altman (1993)

26 Lug

Film TV: Nella Los Angeles contemporanea (spruzzata continuamente di insetticida dagli elicotteri per eliminare la cosiddetta mosca della frutta) seguiamo le storie di alcune persone concatenate da apparenti casualità. Per un verso o per l’altro queste storie (e altre ancora) si intrecciano per culminare nella sequenza del terremoto di pochi anni prima. Altman costruisce un affresco spietato (dai racconti di Raymond Carver) nel quale i personaggi non sembrano più avere una via d’uscita se non quella di girare a vuoto intorno a loro stessi per soddisfare solo bisogni primari, senza prospettive, né ideali. L’America e i suoi figli, finito il sogno, si risvegliano nell’incubo di una società cui sembra negato ogni futuro.

Morandini: Da 9 racconti (e dalla poesia Lemonade: l’episodio con Jack Lemmon) di Raymond Carver. Nella sua mescolanza di generi e di toni questo grande capitolo della saga americana di Altman è una commedia umana dove si può trovare di tutto, come nella vita. Come Carver – di cui sviluppa i racconti, modificandoli e allacciandoli l’uno all’altro – il regista non interviene a commentare i fatti: si limita a raccontarli con lucidità, dolente partecipazione e una libertà che lascia allo spettatore la possibilità del giudizio. Si apre con un minaccioso volo di elicotteri e si chiude con una scossa di terremoto a Los Angeles, dove si svolgono le storie (ambientate da Carver a Seattle o Portland). C’è chi ha trovato quest’affresco troppo amaro, impietoso, disperato. Altman non ha bisogno di alzare la voce per fare l’apocalittico.

THE LONG GOODBYE di Robert Altman (1973)

31 Mar

Morandini: Dal romanzo (1954) di Raymond Chandler: l’investigatore Philip Marlowe è sospettato di complicità nell’omicidio di una donna, uccisa dal marito. Il suicidio di quest’ultimo, che si dichiara unico responsabile del delitto, risolve la situazione, ma Marlowe è poco convinto… Gould è assai diverso dal Cary Grant che Chandler vedeva come interprete ideale del suo detective, ma si muove come un pesce nell’acqua di questo film originale dove contano i personaggi più dell’intrigo. Sceneggiato dall’ottima Leigh Brackett (che aveva già collaborato a Il grande sonno di Hawks), il film si distacca risolutamente dal romanzo (soprattutto nella conclusione: “il più ‘morale’ dei colpi di pistola che siano stati sparati al cinema” – R. Escobar), ma è chandleriano nello spirito: quel che lo scrittore diceva in pagine di dolente amarezza, Altman lo esprime nei modi del grottesco e dell’umorismo. Piccoli ruoli per Arnold Schwarzenegger e David Carradine.

Film TV: L’investigatore privato Marlowe non crede che il suo amico Lennox, imputato di uxoricidio, si sia suicidato in Messico e inizia perciò un’indagine personale… Finale con doppio colpo di scena. Ben riuscito “tradimento” dell’opera di Chandler, dove ad Altman riesce il miracolo di attualizzare lo stereotipo di un personaggio sin troppo abusato quale è Philip Marlowe. Elliott Gould è in gran forma. Adattamento cinematografico di Leigh Brackett, già sceneggiatore per Howard Hawks di un classico tra i film tratti da Chandler: Il grande sonno (1946), con la coppia Bogart-Bacall.

CALIFORNIA SPLIT di Robert Altman (1975)

13 Nov

Morandini: Due amici, fanatici del gioco, giungono a Reno e sbancano. Ma per loro giocare è più bello che vincere. Uno dei più lucidi e divertenti film sul tema del gioco con una colonna sonora straordinaria e un duetto di alta classe. A livello narrativo-stilistico, anche nel senso della scomposizione del racconto, è uno dei film più innovativi e originali di Altman, una vera pacchia per la critica strutturalista.

Film TV: Quasi un film-verità sul gioco, specchio di un’America ancora capace di inventarsi un futuro: divertente e coinvolgente, ma intriso di amara consapevolezza, scritto da Joseph Walsh e girato da Altman nel suo periodo maggiormente creativo. Anche nel senso dell’innovazione, scomponendo il racconto in modo del tutto originale. In forma smagliante la coppia di protagonisti.

Mereghetti: Imprevedibile, apparentemente improvvisato, estenuante come la scoperta della fatuità della vittoria, portata alle estreme conseguenze la negazione altmaniana delle sceneggiature rigide, la concezione della regia come happening, arte della digressione e della stratificazione. Senza perdere di vista, però, il fondo amaro del sogno dei due giocatori, nel quale la brillantezza si trasforma in malinconia e spleen.