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THE FLY di David Cronenberg (1986)

5 Giu

Film TV: Ci sono due campane di metallo nel laboratorio del dottor Brundle. Lui le chiama “telepod” e le usa per trasportare la materia. All’inizio tutti non lo prendono sul serio, compresa la giornalista Veronica Quaife. Poi Brundle decide di provare su se stesso la nuova invenzione… Remake di un vecchio film di Kurt Neumann che, tra le mani di Cronenberg, diventa un’interrogazione filosofica sulla pesantezza della carne e sulla leggerezza delle mosche. Imperdibile.

STREGATI di Francesco Nuti (1986)

7 Feb

Morandini: Disc-jockey genovese abita in un loft vicino al porto, ha per amici alcuni vitelloni con l’hobby degli scherzacci. Struggente e un po’ stupido sullo sfondo di una Genova invernale di bella suggestione, è un omaggio alla notte e al cinema. Qualche sconnessione, una lieta fine improbabile.

Daniele Torri: Notti genovesi sorvolate da una voice over artificiale, dove il deejay notturno Francesco Nuti, come spesso ha fatto, porta il protagonista (se stesso) a mescolare lavoro e vita privata inestricandoli al punto di non capire più chi è l’uomo e chi l’attore. Questa è tuttavia anche la forza di un film che incornicia di nuvole materiali e mentali, a colori e in bianco e nero una Muti talmente bella da poter lasciar perdere l’interpretazione.

Film TV: Lorenzo è il conduttore di un programma notturno per una radio locale fiorentina. Nuti da regista, tenta di trovare la giusta poetica follia dell’autore, ma alla fine tradisce soltanto uno smisurato narcisismo sia come personaggio sia, soprattutto, come comico. Il risultato è un film inconsistente.

PLATOON di Oliver Stone (1986)

30 Nov

Film TV: Stone era un reduce e la guerra viene considerata dal punto di vista del più anonimo dei soldati semplici, con una energia che il regista non ritroverà più. Charlie Sheen è figlio di Martin, il protagonista di “Apocalypse Now”: a ogni generazione il suo Vietnam.

Morandini: Nel conflitto tra due sergenti, il killer Barnes e il ragionante Elias, padri spirituali e modelli del giovane Chris, volontario in Vietnam, due Americhe sono a confronto. Chris diventa giustiziere dell’una in nome dell’altra. Nella sua denuncia della “sporca guerra” ha un’ottima prima parte, ma poi si lascia prendere dall’enfasi, dal sensazionalismo, dalle convenzioni. Oliver Stone ha fatto di meglio.

LE RAYON VERT di Eric Rohmer (1986)

24 Nov

Morandini: Luglio; Delphine, impiegata parigina che va per i trenta, non sa dove andare in vacanza e con chi. Suo inquieto andirivieni da Parigi in Normandia, in montagna e a Biarritz dove vede – guardando il sole che tramonta nell’Atlantico – il raggio verde, quel fenomeno di rifrazione che dà il titolo al romanzo (1882) di Jules Verne. Chi lo vede, dice Verne, riesce a leggere meglio nei propri sentimenti e in quelli degli altri. Girato in 16 mm con largo margine d’improvvisazione nei dialoghi per gli attori (soprattutto per Rivière, attrice o figura rohmeriana a 18 carati), è un film chiaro e delizioso.

Film TV: Delphine non sa decidere dove passerà le sue vacanze: il mare l’annoia, la montagna la immalinconisce. Rohmer allo stato puro: leggerezza e libertà. Improvvisazione nei dialoghi, ispirazione alla lontana da un romanzo (omonimo) di Jules Verne. Leone d’oro a Venezia.



HIGHLANDER di Russell Mulcahy (1986)

9 Nov

Film TV: Nelle Highlands della Scozia, nel Quindicesimo secolo, nasce un bambino del clan dei McLeod. Il piccolo è segnato da uno strano destino: appartiene a una stirpe del tutto particolare di uomini immortali il cui compito è quello di vincere in singolar tenzone gli altri loro simili votati al male .  La storia è bizzarra e suggestiva, ben sviluppata dal regista Russell Mulcahy in un continuo oscillare tra passato e presente. Ottimi il senso del magico e l’azione tambureggiante. Celebre colonna sonora dei Queen.

Morandini: Da secoli va avanti la lotta per la supremazia tra gli immortali. La fine può sopraggiungere solo per mano di un loro simile. Sono rimasti in due e la resa dei conti finale avviene ai nostri giorni. Sceneggiato da Gregory Widden, Peter Bellwood e Larry Ferguson, si fa apprezzare per l’abilità con cui Mulcahy fa cinema con una storia di bizzarria rischiosa. L’impiego della tecnologia è spesso finalizzato a virtuosismi sterili. Qualche compiacimento nelle scene violente. Fotografia di Gerry Fischer.