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BLOW UP di Michelangelo Antonioni (1966)

13 Mag

Film TV: Thomas, giovane affermato fotografo, riprende in un parco le effusioni di una coppia, ma la donna vuole a ogni costo i negativi… Uno dei più intriganti e raffinati film di Antonioni, una squisita ricerca espressiva al servizio di un’operazione di grande fascino intellettuale. Impeccabile la recitazione degli interpreti, di grande efficacia emblematica l’ambientazione londinese.

Morandini: Fin dove mostra il protagonista in azione, incanta e convince con leggerezza, limpidità e straordinaria organizzazione dello spazio. I guai cominciano quando Antonioni cerca di spiegare quel che mostra e, prendendosi per Borges, vuol “essere profondo”, cioè simbolico, metaforico, metafisico. Conclusione: la vita è sogno, tanto vale rilanciare la palla che non c’è. Leggere il bellissimo racconto di J. Cortázar (La bava del diavolo) a cui è ispirato e fare i confronti. Scritto da Tonino Guerra con il regista. Fotografia: Carlo Di Palma. Musiche: Herbie Hancock (con i Pink Floyd). Palma d’oro a Cannes e Nastro d’argento a M. Antonioni per il miglior film straniero.

LA NOTTE di Michelangelo Antonioni (1961)

3 Apr

Mereghetti: (…) il film cerca di definire alcune costanti delle usanze individuali, in cui il lento disfarsi dei rapporti coniugali vuole essere il segno di altre crisi: Antonioni descrive una condizione di disagio esistenziale e la ambienta dentro uno spazio che schiaccia l’individuo con il suo caos tecnologico e neocapitalistico finendo per raccontare solo le vaghezze e le ambiguità di uno “sconcerto esistenziale” incapace di trasformarsi in vera coscienza critica.

Film TV: L’unione dello scrittore Giovanni e di sua moglie Lidia è ormai arrivata a un punto morto. Secondo capitolo della cosiddetta trilogia esistenziale (“L’avventura“, 1960 e “L’eclisse“, 1962). Datato nei temi e nell’humus, il film si salva nella magistrale regia di Antonioni, e Jeanne Moreau è in stato di grazia. Nelle sequenze della festa si riconoscono Salvatore Quasimodo, Valentino Bompiani e un giovanissimo Umberto Eco.

Morandini: Lento sfaldarsi dei rapporti affettivi tra lo scrittore Giovanni Pontano e la moglie Lidia. La crisi si consuma tra la visita a un amico moribondo in clinica e la noia di una festa mondana. Si scivola nel disamore. L’azione si svolge a Milano da un pomeriggio di sabato all’alba di domenica. Come in tutti i film di Antonioni, la crisi del sentimento d’amore è la spia di una crisi più vasta, anche sociale; è la donna che ha un atteggiamento più lucido e attivo. Scritto con Tonino Guerra e Ennio Flaiano (collaborazione di Ottiero Ottieri), è una variazione e, insieme, un approfondimento dei temi di L’avventura (1959), ma il paesaggio vi ha importanza minore. Musiche di Giorgio Gaslini che ebbero il Nastro d’argento 1962, oltre a quelli per il miglior film e per la Vitti attrice non protagonista. A Berlino Orso d’oro.

PROFESSIONE: REPORTER di Michelangelo Antonioni (1975)

4 Feb

Mereghetti: (…) tra i più belli e misteriosi di Antonioni: assolato, vitreo, impareggiabile nell’usare scenari tanto diversi.

Morandini: Inviato nell’Africa settentrionale per un servizio sulla guerriglia, David Locke, giornalista televisivo angloamericano, assume i documenti e l’identità di un certo David Robertson, morto d’infarto in un hotel del Sahara. Da un soggetto di Mark Peploe che ha collaborato alla sceneggiatura con David Wollen e il regista, è uscito un “film intimista d’avventure”, un giallo che si porta addosso un mistero. Questa ossatura narrativa – non nuova in Antonioni e, come il solito, incongruente e persino inattendibile – si confronta col mestiere di riferire la verità (?) e si esprime con la tecnica dell’intervista. “Si ha la sensazione che una mano documentaria segua e registri la mano che sta inventando la storia e che si crei una tensione fortissima fra queste due mani, che è la vera tensione del film” (Furio Colombo), quasi si tentasse di dare una verità più grande di quanto ne possa contenere la trama. Ma il film può essere letto anche come un’autobiografia e un’autocritica. Allora acquistano un senso più profondo la contrapposizione tra gli sfondi desertici del Sahara e le eccentriche architetture di Antoni Gaudí a Barcellona, l’ossessivo indugio sul bianco come colore di morte, le 2 figure femminili (la moglie che, infaticabile e ottusa, cerca le “prove”; la piccola santa senza speranza di Maria Schneider), la celebre, virtuosistica sequenza finale di 7 minuti. Fotografia di Luciano Tovoli.

Film TV: Antonioni getta uno sguardo di lucido pessimismo sul vuoto esistenziale dei suoi personaggi, costruisce un film di eccezionale intensità drammatica, pur nella sua apparente fragilità narrativa. Un grande Nicholson e una “rivelazione”: Maria Schneider.

Farinotti (mymovies): Questa volta sul serio. Antonioni prende un canovaccio non precisamente inedito per tracciare un ulteriore capitolo sul malessere esistenziale della nostra epoca. Al solito il suo discorso è più suggestivo e affascinante che concluso e convincente. Ma la sua fantasia visiva ha modo di sbrigliarsi come non mai.

CRONACA DI UN AMORE di Michelangelo Antonioni

16 Gen

analisi di Francesco Casetti

 : se non hai visto il film, ti consiglio di rimandare la lettura a dopo la visione

Cronaca di un amore è uno dei film che più hanno condizionato l’evoluzione linguistica e stilistica del cinema, non solo italiano, degli ultimi cinquant’anni, aprendo nuove prospettive nella direzione di un cinema moderno. Qui vediamo delinearsi per la prima volta una concezione originale del tempo e dello spazio, una costruzione dei personaggi inconsueta e priva di psicologismi. La recitazione degli attori è basata sulla loro presenza fisica, sul rapporto con l’ambiente che li circonda, su comportamenti, silenzi, dialoghi apparentemente banali, più che sulla loro capacità di introspezione e di mimesi sentimentale. Antonioni rappresenta la realtà ponendo sullo stesso piano semantico e drammaturgico tutti quegli elementi visivi e sonori che la qualificano: ambienti, sfondi, oggetti, luci, persone, rumori, gesti, movimenti, sguardi. Nello spazio scenico si affollano materiali diversi che costituiscono i tasselli di una stessa situazione esistenziale e che, in quanto tali, cooperano a creare tutti insieme risonanze intellettuali, psicologiche, sentimentali, visionarie. La bellissima colonna sonora curata da Giovanni Fusco concorre con efficacia a creare questo clima emotivo, a produrre queste risonanze.

Cronaca di un amore - Antonioni: Massimo Girotti

Allo stesso modo in cui i personaggi non sono realtà psicologiche ma fisiche, anche la struttura narrativa e drammaturgica si regge non tanto su un meccanismo di eventi, su un congegno romanzesco (benché non manchi l’impianto “giallo”), ma sui “prolungamenti” degli eventi stessi, sulle loro conseguenze o sulle loro cause. Perciò sembra che in Cronaca di un amore non capiti nulla: ciò che è importante è già avvenuto prima dell’inizio del film (la tragedia che ha separato i due amanti), oppure avviene fuori scena (la morte di Fontana), oppure avverrà dopo il finale (che non conclude nulla). Pertanto il tempo cinematografico assume un’importanza primaria, viene dilatato dando luogo a lunghi piani sequenza, a sinuosi e avvolgenti movimenti di macchina, a “tempi morti” contemplativi e introspettivi.  Con le sue lunghe inquadrature Antonioni scava dentro i personaggi, li segue incessantemente, li perseguita fino a condurre tale visione al momento di rottura, all’esasperazione visiva.

I due protagonisti non riescono ad impossessarsi della realtà che sta di fronte a loro, «analizzando il legame che li tiene uniti i due amanti lo caricano di ogni valenza; lo riempiono di immaginazione, o se si vuole lo declinano sul paradigma dell’immaginario. Il sistema delle soggettive che essi attivano è a questo proposito assai indicativo. Ad esempio nel momento in cui si reincontrano dopo anni, di fronte alla Scala, ciascuno dei due è inquadrato dal punto di vista dell’altro, ma in Campo Lungo o in Campo Lunghissimo, mentre un Campo Medio sarebbe più consono alla realtà. La distanza tra i personaggi, aumentata artificiosamente, è psicologica, non effettiva; esprime un sentimento, non denota uno spazio»

tratto da Michelangelo Antonioni. Identificazione di un autore, AA.VV: Comune di Ferrara, 1982

CRONACA DI UN AMORE di Michelangelo Antonioni (1950)

16 Gen

Michelangelo Antonioni: Ho cominciato con Cronaca di un amore, in cui analizzavo la condizione di aridità spirituale e anche un ceto tipo di freddezza morale di alcune persone dell’alta borghesia milanese. Proprio perché mi sembrava che in questa assenza di interessi al di fuori di loro, in questo essere tutti rivolti verso se stessi, senza un preciso contrappunto morale, senza una molla che facesse scattare in loro ancora il senso della validità di certi valori, in questo vuoto interiore vi fosse materia sufficientemente importante da prendere in esame. (da “Bianco e Nero”, nn. 2-3, 1961)

Morandini: Donna “comprata” da un uomo ricco e anziano ha una relazione adulterina con un uomo amato in gioventù. Film d’esordio di Antonioni, segna una svolta di tendenza nel cinema italiano dopo l’esaurirsi del neorealismo. Non è certo un film interamente risolto, ma ricco di novità stilistiche, soprattutto nell’uso, allora poco frequente, del piano-sequenza e nell’attenzione alle cose e agli ambienti, come per sottolineare l’estraneità dei personaggi borghesi, il loro egoismo arido, la loro futilità. Suggestivo il commento musicale di Giovanni Fusco, premiato con il Nastro d’argento, anch’egli esordiente nel lungometraggio, basato su un duo di sassofoni più un pianoforte, con poche cellule tematiche, continuate nell’impiego ossessivo di ritmi irregolari.

Mereghetti: Una struttura gialla, la crisi della borghesia, l’analisi psicologica: a quasi quarant’anni Antonioni debutta nel lungometraggio con un grande film, prendendo le distanze dal neorealismo e inaugurando il cinema del disagio esistenziale a colpa di lunghi e lenti piani sequenza, in contrasto con la sintesi spezzata degli anni quaranta. Più della storia, che si sviluppa secondo il modello dell’inchiesta, conta l’inedito discorso di classe che mostra una borghesia vuota, ipocrita ed egoista: sono trascorsi solo cinque anni dalla fine della guerra, ma per i futili esponenti dell’alta società milanese sembra che non sia accaduto nulla. Film rivelazione di Lucia Bosé, bellezza inquieta, ex commessa nella vita reale.

Film TV: Un industriale milanese ingaggia un investigatore per verificare il passato della moglie. Girato tra Ferrara e Milano questo film è l’opera prima di Michelangelo Antonioni, in cui la struttura vagamente gialla è piegata ad una indagine esistenziale e sociale. A prima vista sembra solamente un noir, ma lo stile, fatto di lunghe inquadrature e di silenzi, fa capire ampiamente che è nato un grande autore. Lucia Bosé è giovanissima e bellissima.