Jonathan Demme ospite alla retrospettiva del Cinema Lumiére di Bologna (18 settembre 2011):
“Quando preparai questo film, non ero così sicuro che, nonostante la bravura degli attori, sarei riuscito ad far breccia nello spettatore. Non si trattava di un film per i malati di AIDS, perchè ciò che è espresso nel film loro lo vivono quotidianamente e ben lo conoscono. Il mio obiettivo era di interessare coloro che NON erano colpiti da vicino da questa malattia e per fare ciò pensavo ad una bella introduzione di Neil Young, mettendo nell’incipit un bel riff di chitarra distorta e potente. Mandai la sceneggiatura a Neil (con cui poi siamo diventati buoni amici) e lui mi rispose con un pezzo (Philadelphia) meraviglioso, ma molto lento, dolce, suonato al piano che pensai si collocasse meglio nella sequenza finale.
A questo punto provai con Bruce Springsteen, mandai la sceneggiatura e Bruce mi rispese con un pezzo (Street of Philadelphia) altrettanto magnifico, ma sempre poco rumoroso rispetto a come me lo aspettavo io.
Fu allora che mia moglie mi disse che forse, queste persone credevano nella sceneggiatura più di quanto ci stessi credendo io e che era giunto il momento di lasciarsi andare e fare in modo che il film parlasse da solo.”