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BOHEEMIELÄMÄÄ di Aki Kaurismäki (1992)

19 Gen

Morandini: Sono almeno una diecina, tra muti e sonori, i film ispirati al romanzo di Henri Murger che nel 1896 fu messo in musica (La Bohème) da Puccini su libretto di Illica e Giacosa. Il film di Kaurismäki è ambientato in una Parigi dei giorni nostri quasi astratta; i personaggi sono artisti e poveri, ma tra i 40 e i 50 anni, spesso immigrati; invece di Puccini, musica di Mozart, valzerini francesi e una triste canzone giapponese per la morte di Mimì. I fatti sono circa gli stessi, ma privi di aura romantica, raffreddati da una recitazione atonale e da un umorismo impassibile. Citazioni a iosa e 2 comparse speciali: i registi Louis Malle e Samuel Fuller. Impregnato di un’allegria da naufraghi che non esclude né dignità né tenerezza.

Film TV: Marcel, Mimì e Rodolfo sono rispettivamente uno scrittore, un pianista e un pittore. O meglio, cercano di esserlo. È risaputo che nei film di Kaurismaki non succeda mai nulla. Questo non fa eccezione, ma una volta abituatisi alla bassa pressione, il ritmo diventa assai  frizzante: nell’apparente inamovibilità, arrivano devastanti squarci di ironia e tristezza, sarcasmo e marciume.

Farinotti (mymovies): Sebbene sia il suo film più vicino ai gusti del pubblico, questo del regista finlandese può essere considerato il suo capolavoro. Segue a un anno di distanza Ho affittato un killer e si ispira a un romanzo di Henry Murger. Lo stesso dal quale Puccini trasse la sua Bohème. Siamo a Parigi dove tre artisti spiantati (un bizzarro musicista, un pittore albanese e uno scrittore fluviale) si incontrano per una serie di circostanze e dividono le proprie miserie. Tutto è molto ironico nel classico stile di Kaurismäki ma, non mancano gli episodi tragici (l’espatrio del pittore che poi ritorna clandestinamente e la morte di Mimì).

RESERVOIR DOGS di Quentin Tarantino (1992)

26 Nov

Morandini: Il deposito è il teatro principale dell’azione, frantumata in sconnessioni temporali che forniscono notizie su quel che è successo prima e dopo la rapina/trappola. Ottimo esordio di un giovane attore-sceneggiatore (1963) che allunga la lista eccellente dei registi americani di origine italiana con un film sotto il segno della morte e della violenza, caso raro di opera d’autore a basso costo nel quadro del cinema gangsteristico. Anche nella scena più cruda – la tortura del poliziotto – non c’è compiacimento: Tarantino è radicale, non morboso. Nella rappresentazione del mondo del crimine manca qualsiasi alone romantico. La compagnia degli interpreti è eccellente: oltre a Keitel (Mr. White) che del film è anche uno dei produttori, bisogna citare almeno Roth e Buscemi (Mr. Pink). Madsen è il sadico Mr. Blonde. Rititolato in Italia, con eguale insuccesso, Cani da rapina, dopo Pulp Fiction. Vietato ai minori di 18 anni. Trasmesso alla TV italiana con tagli per 29 minuti.

Film TV: La rapina è andata male. Nel magazzino abbandonato arrivano uno a uno i membri della banda e si capisce subito che qualcosa non è andato bene, che qualcuno ha parlato. Il che non sorprende perché tutti parlano troppo, discutono troppo, si puntano le pistole in faccia quasi senza motivo. L’unico a parlare poco è quello col rasoio, quello che ha sequestrato il poliziotto e ora ha accceso la radio. La sequenza di Michael Madsen che taglia l’orecchio al poliziotto è la più forte di tutto il film (resterà intatta in Tv?). E comunque tutta la storia sprizza tensione dall’inizio alla fine. Grande sceneggiatura, ma soprattutto grandi attori. Esordio col botto. Quentin Tarantino cambia la prospettiva del cinema. Tanti ne hanno “vampirizzato” lo stile senza mai raggiungere la sua potenza, il suo rigore. Edward Bunker (mister Blue) è un ex galeotto autore del romanzo “Come una bestia feroce”.

MORTE DI UN MATEMATICO NAPOLETANO di Mario Martone (1992)

22 Nov

Film TV: Gli ultimi otto giorni della vita di Renato Caccioppoli, illustre ed eccentrico matematico, morto suicida l’8 maggio 1959. Prima del fatale gesto, il protagonista viene ritrovato in una stazione come un qualsiasi vagabondo. Riportato a casa, c’è chi cerca invano di salvarlo dalla sua amarezza e dalla sua totale delusione, esistenziale e politica. Ai suoi funerali il disagio si nasconde dietro la retorica. Bellissimo esordio cinematografico del regista teatrale Martone: una scorreria tra i vicoli di una Napoli malata (il colore dominante è il giallognolo) ma ancora paradossalmente fiera della propria nobiltà. Splendido Carlo Cecchi. Premio della giuria a Venezia.

Morandini: Ultimi giorni nella vita di Renato Caccioppoli (1904-59), matematico insigne, eretico compagno di strada del PCI, protagonista della vita culturale di Napoli, dandy alcolista che finì suicida. Il ritratto del personaggio, un Cecchi di straziante intensità, convive con un racconto corale che lo riflette come uno specchio in frantumi: più che il disegno di una struttura conta la forza centrifuga che da esso si sprigiona. Scritto con Fabrizia Ramondino, fotografato da un eccellente Luca Bigazzi, è l’esordio al cinema di un giovane teatrante di talento che va messo accanto alle opere prime di Visconti, Antonioni, Bertolucci, Bellocchio. È dispiaciuto ai cultori della Napoli tradizionale, la giuria di Venezia 1992 gli diede il 2° premio.

Mereghetti: Martone cerca l’evocazione per aforismi più che la precisione documentaria: ne esce un racconto sfrangiato, prevedibile nelle ellissi, con troppe frasi memorabili e troppi silenzi carichi di significato. Da vedere per l’interpretazione di Carlo Cecchi, obliquo e tagliente e per come Luca Bigazzi ha saputo fotografaree catturare l’anima di Napoli

UNFORGIVEN di Clint Eastwood (1992)

4 Ott

Morandini: (…) è un cupo western autunnale, al tempo stesso classico e moderno, sul tema della violenza che è alla radice della società americana. C. Eastwood, che è sempre stato considerato meglio come regista che come attore, è come il vino buono, invecchiando migliora. Ha dedicato il film a Don Siegel e Sergio Leone, i due maestri che gli hanno passato l’amore per il cinema. 4 Oscar: miglior film, regia, attore non protagonista (Gene Hackman) e montaggio (Joel Cox). L’avrebbe meritato anche la sceneggiatura di David Webb Peoples.

Mereghetti: Il tredicesimo western di Clint Eastwood assomiglia molto di più a una tragedia: la fortuna ha girato le spalle agli eroi, il coraggio, l’abilità, la spavalderia sembrano non essere mai esistite e i grandi temi del genere (la morale, l’azione, la solitudine del cowboy) sono decantati, raffrenati, spogliati di ogni romanticismo o mitologia. In Unforgiven il passato non è più memoria ma ossessione, il mondo non è scontro leale ma cinismo, lo sguardo non è western ma noir, il protagonista non è esempio ma disperazione. E il film non è più solo avventura, ma angosciata riflessione sul Tempo e sulla Storia.

THE CRYING GAME di Neil Jordan (1992)

18 Set

Morandini: Il film è diviso in due parti e la seconda è quella che intriga, spiazza, sorprende, seduce. In sapiente equilibrio tra cinema d’azione e racconto psicologico, affidato alla rara arte di saper fare attendere lo spettatore, recitato benissimo, il film è un’originale esplorazione dell’Eros e una riflessione non scontata sulla violenza e il fanatismo nella lotta politica.

Mereghetti: (…) grazie al cielo Jordan evita i tocchi farseschi almodovariani che ci si aspetterebbero dal soggetto e malgrado ingredienti tanto eterogenei, la mistura ha un suo strano equilibrio.

FilmTV: (…) costruito sull’ambiguità di un corpo e sull’intensità di quella che in fondo è soprattutto una bellissima storia d’amore.