Film TV: Il proprietario di una società è intenzionato a vendere tutto. Ma quando i potenziali acquirenti vogliono definire l’operazione con il presidente della società, si scopre che quest’ultimo in realtà non esiste realmente. Il proprietario decide allora di ingaggiare un attore fallito per interpretarne il ruolo… Una commedia molto divertente sugli equivoci, gli inganni, i soprusi, le tensioni di un’azienda, sull’odiata Islanda (ricca e buzzurra) e la decadente Danimarca, sul teatro, sul cinema e sui personaggi che tutti (non solo l’attore protagonista) siamo costretti a impersonare giorno dopo giorno e che, giorno dopo giorno, divorano la nostra autentica personalità. Gli interpreti sono straordinari, i dialoghi in punta di penna, laconici, surreali.
Giancarlo Zappoli: Lars Von Trier si prende una (apparente) vacanza dal dramma della trilogia ‘americana’ per confezionare una commedia di cui si diverte a rivelare le scelte di scrittura intervenendo ogni tanto come voce off. In realtà aveva già dato prova di saper volgere in sorriso la crudeltà sadica del suo sguardo sul mondo in Idioti. Qui però, autoliberatosi dai vincoli del Dogma, può dare ancor più libero sfogo a una vena satirica che, come sempre, non riesce a contenere il suo strabordante ego. A questo punto scatta la dinamica consueta: o si apprezza o si detesta il ‘marcio’ che Lars trova non solo in Danimarca ma nel nostro mondo. La falsità dei rapporti di lavoro, il profitto che calpesta qualsiasi relazione, il bisogno di autoaffermazione che scavalca ogni concetto di equità. L’etica è una parola cancellata dal vocabolario e se il ruvido businessman islandese non finge neppure di averla mai sentita nominare a poco servono i machiavellismi di chi vuol negare a se stesso la propria amoralità.
Morandini: Ravn vuol vendere la sua azienda di informatica, ma ha un problema: da quando l’ha costituita, si è inventato un falso capo irraggiungibile sul quale scaricare la responsabilità di decisioni impopolari. Poiché i futuri compratori islandesi insistono nel voler negoziare il trapasso col capo in persona, assolda per impersonarlo un attore… Giunto ai 50 anni e deciso a “rivitalizzarsi”, von Trier ha scritto e diretto per la prima volta una commedia che è una commedia nella commedia. Molto parlata. Lo spunto è ingegnoso e allude alla realtà, a una strategia padronale che ognuno di noi conosce. Qua e là il film è faticoso da seguire, e persino sgradevole, almeno agli occhi. Nei titoli di testa il nome del direttore della fotografia è sostituito da un dispositivo tecnico: AUTOMAVISION. Siamo o no nel campo dell’informatica? Von Trier dichiara che non era lui a tenere il controllo, ma il computer. È difficile credergli; il “grande capo”, quello vero, è il regista. C’è da divertirsi, comunque, a sentire gli islandesi insultare i danesi che li hanno governati per quattro secoli.