Film TV: 1949: Laura Brown, casalinga incinta, vuole preparare una festa per il marito, ma non riesce a staccare gli occhi dal romanzo che sta leggendo, _Mrs. Dalloway. Ai giorni nostri: Clarissa Vaughn intende dare un party per celebrare l’amico Richard, un famoso scrittore che sta morendo di Aids. Queste due storie sono profondamente legate a quella di un’altra donna, Virginia Woolf, intenta a scrivere Mrs. Dalloway… Daldry mette in scena – grazie all’ottima sceneggiatura di David Hare e all’eccellente prova delle attrici – il bel romanzo “Le ore” di Michael Cunningham, dando forma cinematografica agli innesti, alle rifrazioni, agli echi, alle ripetizioni, alle assonanze, ai raddoppiamenti visivi, emotivi e verbali: un’operazione rischiosissima, che muove da una struttura romanzesca sofisticata e poteva trasformarsi in un fastidioso esemplare della categoria “libri illustrati”. Un romanzo infestato dalla letteratura e un film “posseduto” dalla scrittura, dall’ipnosi dei ritorni e delle memorie, da passati e futuri svaniti e sciupati. Identità scollate, soggetti incompleti, improvvisi stalli dell’essere, raccontati dagli sguardi, dai sorrisi scoloriti e spenti delle tre protagoniste e dal coro femminile di contorno. Le intersezioni e le identificazioni multiple sono “scritte” da una quarta donna, una donna di carta, un personaggio letterario. Oscar alla Kidman come miglior attrice protagonista.
Morandini: Richmond (Sussex), 1941. Lasciato un biglietto al marito Leonard in cui dice di non poter più combattere contro la depressione, ringraziandolo per la felicità che le ha dato, la scrittrice Virginia Woolf (1882) si annega nel fiume Ouse. Los Angeles, 1951. Moglie depressa di un reduce di guerra, madre del piccolo Richard e in attesa di un secondo figlio, Laura Brown comincia a leggere La signora Dalloway (1925). Clarissa Vaughan, affermata editor letteraria e lesbica, è chiamata signora Dalloway dall’amico scrittore Richard Brown. Dal romanzo (1998), premio Pulitzer 1999, di Michael Cunningham, sceneggiato da David Hare. Che cosa è The Hours (Le ore, primo titolo di Mrs. Dalloway): un film d’autore o una produzione dell’accorto Scott Rudin per la Miramax, diretta a spettatori colti d’essai e ai soci dell’Academy? Nel primo caso chi è il vero autore? Poiché il teatrante inglese Daldry si limita giudiziosamente a dirigere il traffico, è l’americano Cunningham o il commediografo britannico Hare che ha dato sapiente forma drammaturgica ai soliloqui mentali del romanzo? E se, invece, il merito principale del film, calibratissimo giuoco degli specchi che assomiglia alla vita, fosse delle sue attrici? La Kidman col naso ridisegnato ebbe l’Oscar grazie alla devozione mimetica più che alla tecnica recitativa. Fu più salomonica la giuria di Berlino che le premiò tutte e tre insieme. Rimane il senso del racconto di Cunningham, e della Woolf: storie di donne che si accontentano di “restare vive per gli altri” perché al fondo di ogni vita rimangono le ore, una dopo l’altra.